Ob-iectum è un progetto video istallativo composto da circa 80 ritratti video. Persone alle quali è stato chiesto di posare chiusi in una stanza per 10 minuti da soli davanti ad una telecamera.

Le uniche indicazioni che avevano entrando erano di rimanere entro determinati traguardi dell’inquadratura della telecamera fissa.

La maggior parte dei partecipanti erano persone conosciute unicamente mediante comunicazioni attraverso il web (chat o social network), e molti di loro erano totalmente ignari di cosa avrebbero dovuto fare durante il video ritratto, questo mi ha permesso di avere un certo numero di persone condotte al di fuori della loro quotidianità in un luogo non luogo e messi in una condizione per alcuni considerata al limite del disagio, avendo davanti una sorta di specchio-muro, che però non rimandava alcuna immagine.

In questo modo ho registrato una serie di reazioni da me ingestibili il cui arbitrio era totalmente nelle mani di chi rimaneva nella stanza davanti alla videocamera.

Nell’istallazione finale tutti i video sono proiettati contemporaneamente in un unico ambiente, le proiezioni sono proporzionate e posizionate in modo tale che le persone ritratte risultano a dimensioni reali come se stessero in piedi intorno al pubblico presente

L’idea fondante che mi ha spinto a realizzare questo lavoro era quella di poter osservare e annotare nei tempi che mi ero dato e che avevo dato ( i 10 minuti per l’appunto), le varie innumerevoli sfumature comportamentali che immaginavo potessero rivelarsi li in quel momento, in quel luogo.

Tutti i fattori in gioco, la consapevolezza di essere osservati, la solitudine, il tempo che scorrendo, predisponeva ad una sorta di distacco con la realtà circostante, tutto questo diveniva catalizzatore delle reazioni che volevo poter osservare e che prescindevano spesso da ogni possibile consapevolezza, dell’essere in quel momento, partecipanti attivi alla realizzazione di un opera.

Tutte queste re-azioni diventavano una sorta di “tavolozza cromatica” che nel lavoro di montaggio dei singoli video creano delle “possibili relazioni impossibili” tra i ritratti che vengono affiancati e che danno dei risultati alle volte quasi grotteschi in cui i gesti che venivano compiuti dai singoli individui sembrano invece essere in relazione con la presenza degli altri soggetti affiancati durante la fase di montaggio o rivolti alla presenza di un possibile osservatore.

Avviene quindi un interessante ribaltamento del presupposto iniziale, in cui la condizione delle persone ritratte è quella di essere oggetti di fronte ad un occhio invisibile che li osserva, lo spettatore entra nell’istallazione “circondato” da tutti questi ritratti, che con i loro sguardi, le loro parole o in alcuni casi le loro performance, modificando totalmente le posizioni rendendo oggetto colui che entra per osservare.